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Pillole…di storia dell’arte: alzo la testa e guardo il cielo – Chiesa di San Giuseppe a Roma

Ore 15:00 circa, un tonfo, un boato, tanta nube e polvere si innalza nei pressi dei Fori romani; i turisti e la gente sul posto si allarmano, si agitano, cercano di capire cosa fosse successo: il tetto della Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami è crollato. Per fortuna in chiesa non c’era nessuno, perché oramai viene usata occasionalmente per funzioni speciali; infatti sarebbe stata prevista la celebrazione di un matrimonio. Dio ha guardati i futuri sposi! È proprio il caso di dirlo…
La chiesa della fine del ‘500, improvvisamente ha perduto il meraviglioso soffitto ligneo con la Natività.

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Qual è stata la causa? Ancora ad oggi la Sovrintendenza non è potuta accedere all’interno della chiesa, ricoperta di legni spezzati e di calcinacci. Bisognerebbe analizzare lo stato della materia venuta giù per comprendere i motivi del crollo, considerato che l’ultimo restauro risale al periodo 2012-15. Appena tre anni sono trascorsi dall’intervento e a quanto risulta dalle schede tecniche non era stato ravvisato alcun tipo di problema, fatta eccezione per la capriata; ebbene sì, proprio il tetto crollato non era stato oggetto di verifiche e controlli poiché si dichiarava “inaccessibile“.
Allo stato attuale bisognerebbe capire in quali termini si vuole intendere per inaccessibile e cioè era impossibile accedere al tetto o questo non era sicuro per accedervi? E l’inaccessibilità era solo dall’interno del tetto o anche dall’esterno?
Considerata la tipologia di copertura, ossia a capriata, risulta estremamente improbabile un problema di costruzione, considerati anche e soprattutto i secoli trascorsi; piuttosto bisognerebbe capire se in tutti questi anni il legno e gli elementi metallici siano mai stati manutenzionati, perché si tratta pur sempre di materiali organici e deteriorabili.

Ad ogni modo confesso un piccolo dubbio che mi è venuto, riguardo il soffitto cassettonato in legno, posto sotto la capriata; come si legge dal libro Descrizione delle Pitture, Sculture e Architetture esposte in Roma di Filippo Titi (1763): “Ultimamente avendo la Compagnia suddetta (dei Falegmani) fatto loro Priora D. Anna Maria Ludovisi, monaca in torre di Specchi, ha fatto ristorare, indorare, e fare altri ornamenti per la soffitta, e per la chiesa a proprie spese” (pp. 197-198).
La parola “ultimamente” indica che il soffitto fu realizzato in quegli anni di metà ‘700, dato l’anno di pubblicazione del citato libro; pertanto mi chiedo se la Priora avesse pensato di far manutenzionare la capriata prima di farla coprire; di creare un accesso e se avesse fatto assemblare correttamente il soffitto di legno al legno del tetto.
Incuriosita, mi sono documentata sulle coperture a capriate e ho trovato un riassunto del Prof. Ing. Biolcati Rinoldi dell’Università di Ferrara, il quale parlando degli appoggi spiega: “L’appoggio delle capriate (sulla muratura, sulle travi dell’ossatura in c.a., su travi in acciaio) deve essere tale da evitare la rottura o la disgregazione del legno” (p.14).
A questo punto il dubbio sorge se il soffitto possa aver gravato il peso sulla capriata. Tuttavia a una prima analisi sembrerebbe che il problema partisse dallo spezzamento della trave e non dalla base…

Detto ciò conosciamo meglio la struttura a capriata brevemente: la capriata costituisce un tipo di costruzione triangolare che sfrutta i vantaggi potenziali del legno e i benefici delle connessioni meccaniche. La capriata si costruisce con elementi orizzontali e verticali che scaricano e assorbono forze e pesi. Così sulla catena, la trave principale orizzontale, assorbe il peso esercitato dai puntoni (travicelli), le travi inclinate, che a loro volta poggiano sulla trave di colmo. Trasversalmente i puntoni scaricano il peso sui correntini. Al vertice del triangolo si trova generalmente un monaco che posto verticalmente consente un migliore collegamento delle sommità dei puntoni e funge da scarico e da assorbente, tramite una staffa metallica che controlla il rilassamento naturale delle fibre del legno, unitamente alle saette che consentono un appoggio intermedio per i puntoni.
È chiaro che tutti gli elementi lignei vengono uniti da elementi metallici che nello stesso tempo permettono di controllare i naturali movimenti del legno. Questo poi deve ovviamente essere trattato con protettivi in quanto materia organica, quindi infiammabile e soggetta ad attacchi da parte di insetti.

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Considerate tutte queste caratteristiche, lascio a voi formulare delle ipotesi sull’accaduto, in attesa di migliori informazioni da autorità competenti e Soprintendenza.

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